“Il cibo dei pescatori” è forte, salato, nutriente…ed è anche un lungo viaggio, iniziato quasi per caso nel 2004, un viaggio che mi ha portato a scoprire un mondo per me nuovo che si apre un poco di più ad ogni incontro, come una conchiglia restia a mostrate la sua perla. Certo il mondo di chi vive galleggiando, passando la maggior parte della vita senza la terra sotto i piedi, non è sempre lucido come una perla, anzi questa quotidianità dell’uomo di mare è grezza, ruvida ma estremamente gustosa. I silenzi, i racconti, le vite condivise nel limitato spazio di una barca, il cibo spartano e salato dall’aria salmastra sono immagini e sensazioni che non tutti conoscono, che non tutti hanno l’occasione di provare. Questo progetto mi ha portato in giro per il Mediterraneo incontrando uomini, pescatori, pirati mancati e padri, legati dal comune rapporto di sussistenza da quella grande massa scura di acqua e creature viventi che da sempre terrorizza e affascina gli uomini. Il mare, fonte di vita, di cibo, di sostentamento, di sofferenza. Il mare, gli uomini e le loro vite intrecciate: ecco ciò che vi sto per raccontare.
La pesca non è un gioco, un passatempo, un’attività bucolica. La pesca è sacrificio, lotta, sudore, astuzia. E’ una battaglia, contro altre flotte, contro altre nazioni, contro il mare e le leggi sempre più pressanti dell’Unione Europea. Finiti i tempi romantici della mattanza di Visconti, la tonnara al cenciolo non lascia scampo: una grande rete accerchia il branco e, chiuso il fondo non c’è via di uscita.
Da Licata a Tripoli, passando per Malta, si segue l’andata e il ritorno dei tonni che, ignari, scelgono il mediterraneo per riprodursi prima di tornare nel freddo oceano. Una volta i banchi di tonno incontravano poche barche, cariche di pescatori pronti ad impegnarsi in una lotta corpo a corpo con il pesce per portare a casa la carne per il sostentamento familiare. Ma questo era prima che i Giapponesi scoprissero il mediterraneo, questo era quando la mattanza non era un evento turistico, ma una disperata necessità.
Dopo la depredazione del mare e dopo il tentativo di porre rimedio da parte dell’Unione Europea, ciò che resta della tonnara è un’industria provata, ambigua e dal futuro incerto. Barche “di lusso” comprate con i fondi europei per incrementare un certo tipo di pesca sono ora ancorate ai porti, senza licenza. Politiche internazionali, grandi industrie…e le vite di chi col tonno, col mare ha sempre vissuto.
Vite da sempre legate al clima, alle intemperie che ora devono avere a che fare con politiche ambientali e decisioni prese a Bruxelles. E quindi le leggi ci sono, ma non tutti le seguono, e continua a navigare il pescatore, a stringere alleanze con altre scialuppe, a seguire con scienza antica i movimenti di uccelli e pesci piccoli, scrutando l’orizzonte in attesa della schiumazza.
E poi quel momento in cui tutto succede, il mare frigge e dall’orizzonte compaiono all’improvviso barche rivali e alleate, nasce una battaglia navale che ha come posta in gioco milioni di euro che si dibattono nella rete. Una pescata ben riuscita e si è a posto per tutto l’anno. La fatica non è quotidiana ma costante, mentale, strategica.
Si solca il canale di Sicilia in lungo ed in largo, ma quello che si trova in acqua non è soltanto pesce. Le correnti da sud portano un’altra preda, vittima questa volta del divario tra nord e sud del mondo, vittima della fame e della miseria. Clandestini, vivi, mezzi morti e cadaveri pensano di essere salvi quando si avvicina un peschereccio. Ma anche la pesca è sussistenza e se si smette di inseguire il tonno qualcun altro lo troverà. Per cui non c’è tempo per la misericordia, al massimo si spreca un clic per una foto fatta dal cellulare, e poi si passa oltre. Non si tratta di cattiveria ma di necessità: per recuperare un uomo in mare ci sono procedure rigide, specialmente se si tratta di un immigrato illegale. La scelta è semplice, o noi o loro, e il più forte vince sempre e i migranti in cerca di fortuna non la trovano in mare.
Passa agosto, si chiude la pesca ai tonni, sempre prima dicono i pescatori. Allora le grandi tonnare dotate di tutti i confort (wc, depuratore dell’acqua e persino docce) si riconvertono per la caccia all’acciuga.