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Progetto Face to Face

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Associazione Saporireclusi – Diamo voce a chi non ha voce

Face to face

Il pregiudizio è spesso il filtro, inconsapevole o meno, attraverso cui guardiamo i volti delle persone.

Face to Face si propone di scardinare questo modo di vedere e di sentire gli altri, gli sconosciuti che incontriamo, le persone di cui incrociamo lo sguardo, tenendo istintivamente a etichettarle in qualche modo. E lo fa attraverso la fotografia.

Il progetto è stato concepito e realizzato da Davide Dutto, la cui esperienza pregressa nelle carceri italiane ha ispirato un profondo percorso di riflessione sulla percezione individuale del prossimo, focalizzandosi sui tratti fisici, in particolare sul viso.

Nasce così il progetto Face To Face con la collaborazione del Museo di Antropologia Criminale di Torino Cesare Lombroso e la nostra Associazione.

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Dopo aver condotto uno studio approfondito presso l’archivio fotografico del Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso di Torino, con la collaborazione di Sapori Reclusi, è nata così l’idea di lavorare sui preconcetti generati dall’incontro con volti diversi analizzando come tali percezioni varino in base all’origine, alla cultura e alle radici di ciascun individuo, e riflettendo su come queste vengano influenzate e plasmate anche dai media.

Cesare Lombroso, il fondatore dell’antropologia criminale, raccolse lungo l’arco dei suoi studi medici e psicologici i materiali a suo giudizio utili per dimostrare che le caratteristiche fisiche delle persone possono aiutare a spiegare se queste sono predisposte biologicamente a commettere dei reati. Ladri, stupratori, prostitute, assassini, detenuti nelle carceri vennero osservati, analizzati e catalogati in base alla forma della testa, del naso, della posizione degli zigomi, delle labbra. Ogni aspetto della vita di questi individui − compresi i passatempi, i tatuaggi, gli oggetti personali, i corpi del reato − venne studiato.

Se da un lato le riflessioni di Lombroso ebbero il merito di mettere al centro dell’analisi scientifica le persone e i loro contesti di vita, dall’altro rilanciarono forti pregiudizi sulla diversità tra gli individui, alimentando stereotipi e convinzioni diffuse anche nella comunità degli scienziati dell’epoca. Le sue idee, in qualche modo, continuano a influenzarci ancora oggi.

Partendo proprio dagli studi di Cesare Lombroso, il progetto ci invita a riflettere su alcune domande.

  • Perché pensiamo che una persona sia un delinquente?
  • Basta la reclusione in un carcere per dividere in modo certo chi commette reati da chi non li commette?
  • Quali concetti o preconcetti usiamo quando guardiamo?
  • Come ci influenzano le immagini che notiamo sui giornali, al cinema, in televisione?
  • Una volta compresi i pregiudizi di cui siamo tutti più o meno consapevolmente vittime, come possiamo vedere “veramente” chi ci sta di fronte?
Progetto Face to Face - Sapori Reclusi Associazione Culturale

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A ognuno di noi infatti, almeno una volta nella vita, è capitato di dire, osservando la foto di una persona ricercata o pregiudicata: “Quest’uomo/questa donna ha proprio la faccia da delinquente!”. Anche se non tutti la pensiamo in questo modo, è indubbio che viviamo in un mondo in cui le persone diverse da noi continuano a fare paura e in cui le idee preconcette dello “straniero”, del “barbone”, del “negro”, del “rom”, delle “prostitute” alimentano paure vecchie come il mondo, come quella di perdere ciò che si ha o che si è costruito: la casa, i soldi, il lavoro, la famiglia.

Prendendo spunto da tali considerazioni, Davide Dutto e Sapori Reclusi hanno facilitato una serie di incontri tra individui criminali e non, presso le case circondariali di Saluzzo e di Torino, finalizzati a esplorare il significato attribuito al concetto di “faccia da criminale” nella società. Ogni incontro ha generato una fase di discussione e approfondimento sulle percezioni e i giudizi reciproci, riflettendo sui meccanismi, consci e inconsci, che ci inducono a elaborare opinioni sugli altri.

Il fotografo ha poi immortalato i volti dei partecipanti, ispirandosi all’estetica utilizzata da Lombroso: sono state così realizzate 20 immagini, raffiguranti sia criminali sia non criminali. L’identità dei soggetti ritratti non viene mai rivelata, stimolando l’osservatore a riflettere sulla propria predisposizione a giudicare basandosi sull’apparenza. La mostra genera dunque una riflessione profonda sulla percezione degli altri, inducendo non a ragionare, ma a vivere una pura esperienza delle proprie sensazioni.

Il Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso di Torino conserva le collezioni raccolte dallo studioso nella seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento. Partner del progetto fin dall’inizio, ha ospitato la prima esposizione della mostra fotografica Face to Face. L’arte contro il pregiudizio.

La mostra fotografica Face to face. L’arte contro il pregiudizio si compone di una serie di ritratti fotografici anonimi: semplicemente persone, delinquenti e non libere e recluse, donne e uomini. Non si rivela mai chi è chi: sono i volti a parlare, a suscitare i pensieri e a modificare le idee.

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